Paura del registratore by Alejandro Luque

Paura del registratore by Alejandro Luque

autore:Alejandro Luque [Luque, Alejandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Critica letteraria
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2024-03-04T08:27:32+00:00


Juan Cruz e l’istante della felicità

Pur avendo intervistato centinaia di scrittori nel corso della sua carriera, Juan Cruz non ha mai dimenticato la risposta che ebbe da Leonardo Sciascia quando gli chiese di definire la felicità. «È un istante» disse lo scrittore siciliano. «Un momento in cui si ricorda tutto e si riesce a capire tutto; e a quel punto si può morire in pace».

Questa frase ha accompagnato Cruz per il resto della sua vita, insieme al ricordo di quella personalità unica che, prima ancora di aprire bocca, lo aveva già profondamente colpito. «Era di un’eleganza impeccabile. L’eleganza è il marchio di noi bassi» dichiara con un sorriso. E poi c’era lo sguardo, che Cruz assimila a quello di altri autori che ammira, come il colombiano Fernando Vallejo, l’uruguaiano Juan Carlos Onetti o lo spagnolo Jorge Semprún: lo sguardo di chi «ti mostra davvero ciò che ha dentro e non fa nulla per rifilarti o spingerti a diffondere sui media qualcosa che non è».

Corre l’anno 1982 e la Spagna «è ancora immersa nell’euforia del cambiamento politico» quando Juan Cruz, giornalista de «El País», intercetta Sciascia di passaggio nel suo Paese. Cruz gli riferisce che José Ortega Spottorno, il fondatore del suo giornale – e più avanti anche del marchio Alianza Editorial –, vorrebbe invitarlo a cena. Un invito che Sciascia non può rifiutare, trattandosi proprio del figlio di uno dei suoi filosofi prediletti. Il quotidiano all’epoca ha già pubblicato un suo contributo, precisamente un omaggio a Ortega y Gasset per i venticinque anni dalla sua scomparsa, guadagnandogli le simpatie della famiglia.

L’incontro, ricorda Cruz, avviene in un ristorante di Madrid: El Bodegón di calle Pinar se la memoria non lo inganna. «Soffrendo di asma, come me, Sciascia faceva fatica a parlare in quel locale umido e pieno di fumo. Ma non si risparmiò» assicura. A tavola si parla soprattutto di politica: della monarchia parlamentare appena insediata, di Felipe González e anche della stabilità in Spagna dopo il colpo di Stato tentato dal 23-F e dall’Eta, che di recente ha mietuto altre vittime. «Fu uno degli intellettuali europei che condannarono apertamente quella tragedia» ricorda.

«E il giornalismo civile qui chi lo fa?» chiede Sciascia all’improvviso.

È allora che lo scrittore sente nominare per la prima volta Fernando Savater, che più avanti farà pubblicare in Italia. La memoria di Cruz colloca attorno al tavolo anche Ferdinando Scianna, con cui Sciascia sta progettando un libro a due mani sulla Spagna, e sua moglie Maria Andronico, «una donna discreta, dallo sguardo penetrante: ogni volta che lo incrociavi capivi che ti stava già guardando».

In quel ristorante Cruz pranzerà anche con Borges, ma

Sciascia era più energico, più mediterraneo di Borges in fatto di cibo; Borges mangiava come un uccellino, Sciascia invece mangiava con appetito, nonostante l’asma lo tormentasse a ogni sorso, a ogni singolo boccone della carne che aveva ordinato; ma fumava, ragion per cui la sua immagine discreta, a volte assorta, riaffiora sempre alla mia memoria con una sigaretta in mano, il pollice appoggiato contro le tempie, come per sostenergli la testa o sfuggire a un’emicrania insopportabile.



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